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I soldi fanno andare l’acqua in su: la provincia di Pesaro lo prova!


Non facciamoci ingannare dalle piogge tanto attese, perché il detto ‘piove, Governo ladro’ potrebbe essere applicato anche al caso di noi cittadini, ingannati sul problema delle risorse idriche.
Serve una battaglia di civiltà, una battaglia per l’acqua bene comune contro il malgoverno ed i vampirismi degli investitori privati nella gestione dell’acqua, risorsa che non costa loro niente e che ci VENDONO, senza fare nulla per risolvere i problemi che ci porteranno alla SETE.

Il fiume Metauro, che rifornisce di acqua per l’80% la città di Pesaro (il Metauro cede 600 l/s dei quali 400 per Pesaro e 200 l/s per Fano). è stato vuotato, la sua acqua è finita, se non ci fosse ancora qualche risorsa sotterranea e la preziosa acqua minerale del Burano, se e quando questa finirà, tutti saremo alla sete. Una tragedia. Nel complesso, i cittadini di tutta la nostra provincia bevono acqua che per il 68% proviene dal Metauro, acqua per la quale non è stato fatta alcuna opera di preservazione e anche grazie alla quale gli azionisti di Marche multi servizi, l’azienda che più usufruisce del Metauro, hanno incrementato sino al 19% la resa dei loro capitali. Mentre l’azienda MMS si rivolge alle Banche, indebitandosi, per la gestione, le bollette sono rincarate e il ricavo ha fruttato 2,5 milioni in più nel 2010.
E … guarda caso, la città di Pesaro è il Comune che detiene la maggioranza delle azioni dell’azienda Marche multi servizi (33%), che per una buona percentuale cede i ricavi delle nostre bollette ad azionisti privati (oltre il 40% è di Hera).
Le acque superficiali sono canalizzate spesso in opere obsolete, però gli “accantonamenti” di MMS, che potrebbero essere reinvestiti, oltre 24 milioni di euro, non servono a risolvere questo problema. Alla nostra domanda, circa lo scopo di questi accantonamenti, e alle nostre critiche de maggio scorso sulla spartizione degli utili, l’amministratore ha risposto glissando e riferendosi e vaghi parziali ri-utilizzi del denaro incassato.
Nel frattempo i cittadini son costretti a pagare anche costose raccomandate per vedersi restituire il denaro estorto per depurazioni mai effettuate, e solo sino al 2008!
Quale deve essere il ruolo dell’Autorità territoriale AATO in questo frangente? Il presidente, Alighiero Omicioli, ci aveva scritto:
“… il nostro ruolo di controllo lo svolgiamo quotidianamente e con assiduità, a tutela degli utenti e fornendo la necessaria rendicontazione non solo all’Assemblea Consortile ma anche alla Commissione Nazionale di Vigilanza per l’uso delle Risorse Idriche presso il Parlamento.”

Ma AATO sembra più interessata, mentre il Metauro muore, a rassicurare gli azionisti di MMS con disamine legali sui non-effetti del referendum, visto il tenore della consulenza dell’ufficio legale dell’ATO (L’assetto della disciplina del SII dopo il referendum abrogativo del 12 e 13 giugno 2011 – note d’approfondimento del 30 giugno), che ha voluto confermare che, vista la non caducità delle norme antecedenti il referendum, poco cambierà e “Le gestioni in essere, in poche parole, potranno continuare a gestire i servizi affidati per tutta la durata prevista dagli atti di affidamento.” Hera ha già rinnovato il Patto col Comune di Pesaro per altri 5 anni proprio l’aprile di quest’anno.

Sappiamo già quando il settore privato non sarà più interessato a gestire la vendita dell’acqua e demanderà ai suoi rappresentanti nella politica e nelle amministrazioni di restituire la patata bollente a noi cittadini: quando l’acqua del Burano non salirà più, cioè quando l’acqua “en girà più all’insù”.

Occorre che i cittadini si impegnino non solo per le vertenze “specchio per le allodole”, quali la fine, sancita dal referendum, dell’adeguamento delle tariffe alla remunerazione del capitale investito dagli azionisti (il 7%, un vampiraggio) ma anche per una vertenza più ampia che veda come fine l’investimento dei capitali delle aziende che gestiscono il patrimonio idrico in provincia nell’adeguamento della rete idrica ad una strategia di preservazione e corretto uso dell’acqua bene pubblico: con la revisione delle opere di presa, delle reti di distribuzione, il ripristino degli invasi esistenti e la creazione di nuovi invasi, finanziamento di sistemi di irrigazione a basso consumo e di sistemi di ricircolo delle acque e riutilizzo di acque reflue.
Vogliamo risposte concrete, e le vogliamo subito!

Coordinamento dei comitati di difesa delle valli del Metauro, Cesano e Candigliano

5 comments to I soldi fanno andare l’acqua in su: la provincia di Pesaro e Urbino lo prova!

  • knorry

    gentile Avvocata, non capisco perché Lei voglia apparire come imparziale interprete della Legge e non per quello che è, una consulente o stipendiata a tempo indeterminato, non ci interessa appurarlo in questa sede, di un organismo che, ormai è evidente, non ha interesse a mettere in dubbio il privilegio di gestire un bene pubblico, nella sua maggior parte, ad una SPA. Non se la prenda con noi, poveri villani ignoranti, se guardiamo agli scopi ed ai risultati del suo lavoro, e non alle sue buone… professionalissime intenzioni!

  • Valeria Avaltroni

    Rilevo, con estremo piacere e – con una concessione alle umane debolezze di cui la sottoscritta è ampiamente dotata – con una punta di orgoglio, che anche questo Comitato ha preso visione del mio articolo dal titolo “L’assetto della disciplina del SII dopo il referendum abrogativo del 12 e 13 giugno 2011 – note d’approfondimento” pubblicato, a luglio, sulla rivista telematica http://www.dirittodeiservizipubblici.it diretta dall’avv. Tessarolo (e reperibile anche sul sito dell’A.A.T.O. http://www.ato1acqua.marche.it ).
    Alcune rimostranze, tuttavia, vorrei apporre all’ (altrimenti) inappuntabile quanto sconosciuto Autore di questo interessantissimo articolo intitolato “I soldi fanno andare l’acqua in su: la provincia di Pesaro lo prova!” e cioè che impropriamente egli accomuna, sotto un’unica effige, la sottoscritta all’A.A.T.O. .
    Dato che il pezzo è stato firmato esclusivamente con il nome e cognome dell’autrice, questa sovrapposizione di identità non sembra molto corretta. Tanto più che si attribuiscono alla medesima un interesse e un’intenzione – “AATO sembra più interessata, mentre il Metauro muore, a rassicurare gli azionisti di MMS con disamine legali sui non-effetti del referendum” – che la stessa non ha e non può avere, dato che si parla questioni para-politiche di cui la sottoscritta non si occupa (né per diletto né – aggiungerei – per lavoro).

    E qui mi sia concesso un ulteriore rilievo.

    Senza addentrarmi nelle considerazioni tecnico-giuridiche della questione affrontata nel mio articolo – gli effetti post-referendum, che, chi vuole, potrà agevolmente ripercorrere leggendo lo scritto in questione (link: http://www.dirittodeiservizipubblici.it/articoli/articolo.asp?sezione=dettarticolo&id=444 ) – e sorvolando sulle imprecisioni “tecniche” contenute nell’articolo pubblicato in questo sito, può valere anche in questo caso l’ovvia constatazione, nota ai più, che si può certamente dissentire dalle opinioni altrui, ma quando si arriva a svilire – senza spiegare perché – il lavoro degli altri, si palesa, caso mai, una carenza di argomenti, oltre che di immaginazione.

    Cordiali saluti.
    Valeria Avaltroni

  • knorry

    una utile precisazione ma anche un eufemismo per dire che saremmo soci nello sfruttamento indiscriminato di un bene pubblico… di altri enti pubblici che non hanno alcun interesse a fare il nostro interesse… definirla una situazione medievale sarebbe calzante :)

  • Filippo Crescentini

    “….cede il ricavo delle nostre bollette ad operatori privati (Hera detiene il 40%)”. Hera non è una società privata. E’ una spa quotata in Borsa ma il cui capitale flottante è una parte minoritaria del capitale sociale, che è detenuto maggioritariamente dagli Enti locali dell’Emilia-Romagna, da Modena al Tavollo. Il solo Comune di Bologna detiene il 13% del capitale sociale. In MMS, in sostanza, gli enti locali della Provincia di Pesaro e Urbino sono soci con una espressione aziendale degli enti locali emiliano-romagnoli.

  • Giovanni Lani

    Dal vostro titolo distratto, vi sfugge che la provincia è di Pesaro e Urbino, non di Pesaro. La provincia di Pesaro non esiste. Per nostra fortuna… Dimenticare Urbino prosciuga ben più che i fiumi; prosciuga le menti.
    Giovanni Lani