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Provincia di Pesaro e Urbino: c’è chi difende la Finanza dei Crack.

 


Siamo costretti a intervenire di nuovo sulla vicenda riguardante il bilancio della Provincia di Pesaro e Urbino, dopo la nostra nota del’ottobre scorso e la nostra diffida, congiunta col Coordinamento Acqua Bene Comune, a vendere le quote pubbliche della partecipazione in Marche multi servizi, attuata secondo il dirigente Domenicucci per motivi dovuti al  “momento storico”.

La vendita delle quote MMS, un patrimonio che fruttava un utile considerevole ogni anno, è stata attuata paventando addirittura, ricordiamo le dichiarazioni contraddittorie e mutevoli degli amministratori, un fallimento economico della Provincia, la “colpa” era dei costi dell’emergenza neve e del Patto di stabilità.

Nessuna risposta circostanziata fu data alla nostra nota nella quale esaminando i dati di bilancio ci chiedevamo perché, invece di vendere quote fruttifere, la Provincia non avesse scelto subito soluzioni alternative e non negoziasse altrimenti con le banche.

La risposta la dà ora lo stesso Domenicucci, rispondendo a polemiche di matrice elettorale sul debito causato dall’investimento in titoli Derivati, innanzitutto confermando ciò che scrivevamo:  il bilancio è perfettamente in grado di sopportare assestamenti”, scrive Domenicucci “abbiamo un tasso di indebitamento del 5 per cento” molto al di sotto del tetto stabilito dal Governo. E non finisce qui, Domenicucci parla dei contratti Derivati stipulati dalla Provincia presentandoli non come un reale rischio ed una esosa scommessa, ma addirittura come un buon investimento rispetto a tassi d’interesse ballerini! E parla di un costo di “soli” 200mila euro all’anno.

Ma al di là delle buone intenzioni circa l’operazione di gestione “attiva” del debito attraverso la sottoscrizione di due contratti derivati, i dati di mercato indicano, al contrario, una situazione ancora più grave di quella da noi rappresentata pochi mesi fa.
Le perdite già maturate e quelle previste nei prossimi tre anni raggiungono oltre tre milioni di euro e certamente non hanno prodotto alcuna riduzione del costo del debito della Provincia, di fatto regolato secondo le condizioni sottoscritte dalla Provincia con le banche erogatrici.
Domenicucci nelle sue dichiarazioni confonde il debito, e i relativi interessi, con i contratti di finanza derivata, e i relativi differenziali, affogando gli effetti dell’uno e dell’altro in un unico brodo di dati indecifrabili.
Ci chiediamo se anche nei documenti contabili della Provincia siano stati confusi i due diversi oggetti di rilevazione. Un po’ di dati certi li ricordiamo noi:
nella relazione dell’Organo di Revisione sul Bilancio di Previsione 2012 è stato indicato che, a fronte dei due contratti derivati,  nel 2010 la perdita secca complessiva ammontava a 758.000 euro e nel 2011  si ripeteva per 649.000 euro. Nello stesso documento si prevedevano altre perdite ingenti pari a 647.000 per l’esercizio 2012, 651.000 euro per il 2013 e 578.000 euro per il 2014.

Per avere una migliore visione del “quadro complessivo” ci permettiamo di fare notare che le previsioni sono state calcolate tenendo come riferimento un andamento previsionale dei tassi Euribor semestrali più favorevole alla posizione della Provincia di quanto poi il mercato ha di fatto segnato.

Abbiamo quindi ragione di credere che  le perdite reali nel 2012 abbiano raggiunto un livello notevolmente superiore che sarebbe giusto conoscere, se chi di dovere rendesse pubbliche le evidenze contabili di regolamento dei differenziali. Un sola risposta può essere data, con chiarezza ai cittadini dall’Amministrazione provinciale: esibire i dati reali.

Ci complimentiamo comunque per le doti di veggenza del Direttore Domenicucci, in grado di fornire dati rassicuranti circa “l’incidenza prospettica a scadenza”  dei due contratti di finanza derivata che si concluderanno il primo nel 2025 e il secondo nel 2030. A quanto ci risulta i dati previsionali più ambiziosi sull’andamento dei tassi Euribor, sottostanti agli impegni assunti dalla Provincia, sono quelli elaborati dal mercato Liffe di Londra fino al 2015, che confermano invece che le ingenti perdite continueranno senza dubbio a protrarsi.

Vedremo così come il gioco dell’investimento nei Derivati, è quello per cui i cittadini hanno pagato alle banche soldi che potevano essere investiti altrimenti. E che la privatizzazione della risorsa acqua fa parte di un vasto programma di s-vendita del bene pubblico nel quale la sudditanza alle banche, anche quelle prive di scrupoli, viene vista come cosa normale e anzi indispensabile!

Coordinamento dei comitati per la difesa delle valli del Metauro, Cesano e Candigliano.
2 febbraio 2013.

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