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Centrale a biogas a Lucrezia: quali rischi per la salute pubblica?

Nuovo incontro per verificare lo stato d’avanzamento del progetto presentato a Lucrezia, discutere delle Conferenze dei servizi tenutesi per gli altri progetti sul territorio e dell’impatto ambientale complessivo causato da queste potenziali installazioni.
Venerdì 6 luglio ore 21.15 Piazza Giovanni Paolo II, Lucrezia.
A cura del Comitato per la tutela dell’ambiente di Caminate, Metaurilia e Tombaccia e del comitato Nobiogas di Montefelcino.

Lunedì 28 maggio alle 21.15 si terrà un incontro pubblico a Lucrezia sulla progettata centrale a biogas, l’incontro è organizzato da “Lucrezia è natura”, il comitato per la difesa della salute e dell’ambiente del comune di Cartoceto.
per info: Lucrezianatura

assemblea pubblica 28 maggio scarica il pdf

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Ospedale unico: NO sabato 21 aprile

In occasione della manifestazione pubblica a Fosso Sejore contro la localizzazione in quel sito del progettato Ospedale unico, il Coordinamento dei comitati per la difesa delle valli del Metauro, Cesano e Candigliano invita tutti i cittadini ad essere presenti come richiesto dai promotori alle ore 11 per esprimere un fermo no alla cementificazione di quell’area.
Il coordinamento coglie l’occasione per ribadire la ferma contrarietà all’esproprio dei presidi sanitari dell’entroterra e del fanese che il progettato Ospedale unico sottintende, e ribadisce che per essere decisiva la battaglia civile dovrà esprimere un NO fermo a questo tipo di Piano sanitario regionale, obbligando amministratori locali e regionali a rivedere le proprie decisioni affrettate e prese in assenza di unanimità e di partecipazione del sociale, dei lavoratori della sanità, dei cittadini tutti.
L’edilizia sanitaria non costruisce la salute, la cementificazione non costruisce l’eccellenza nelle cure, la sanità non deve essere considerata un polo industriale ma un servizio ai cittadini, lo stile

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IL CONSIGLIO DI STATO ANNULLA GLI ATTI DELLA PROVINCIA SULLA CAVA DEL BIFOLCO DI PERGOLA

 
Finalmente la vicenda della cava del Bifolco ha visto il pronunciamento definitivo del Consiglio di Stato, che ha decretato l’annullamento degli atti posti in essere dalla Provincia di Pesaro,  che aveva, dapprima previsto il bacino estrattivo di Bellisio in violazione del Piano Cave Regionale, e poi aveva emesso parere positivo di valutazione di impatto ambientale e rilasciato contestuale autorizzazione paesaggistica.

Quando si vede la fine di una vicenda  la valutazione della stessa non può, tuttavia, fermarsi  soltanto al risultato finale, ma occorre  sempre ricordare  il punto di partenza; diversamente si rischia di cavalcare unicamente la vittoria.

Non si può,  invero, dimenticare che, quando il Comitato di Bellisio  chiese  aiuto alla  RETE DEI COMITATI che si stava occupando di varie vicende ambientali, tutte le forze politiche in campo, affermavano  che non vi era ormai più nulla da fare.

Con il  metodo  – collaudato nella nota vicenda Schieppe – basato sullo studio approfondito dei documenti si verificò che la cava

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No Tav, informazione e presidio a Pesaro sabato 3 marzo

Presidio No Tav in solidarietà ai cittadini della Val di Susa che lottano per una democrazia reale, dalle 16 alle 18 in piazza del Popolo a Pesaro, organizzato senza simboli di partito o altri ma solo tutti e tutte sotto lo striscione NO TAV.

Il Decreto sviluppo del maggio 2011, ha definito la possibilità di militarizzare il territorio per le “opere di interesse strategico nazionale”, già fissate con la legge Obiettivo n.443 del 2001.

Ora viene applicato l’articolo 682 del codice penale: che dice testualmente: “Chiunque si introduce in luoghi, nei quali l’accesso è vietato nell’interesse militare dello Stato, è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato, con l’arresto da tre mesi a un anno, ovvero con l’ammenda da cinquantuno euro a trecentonove euro”. Ciò potrebbe essere anche in tanti altri casi oltre alla battaglia NOTAV, cioè nel caso di proteste pacifiche contro installazioni nocive sul territorio di ogni tipo. Anche gli espropri di

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C’è chi usa il Glyphosate e chi… gli asini

Il 28 aprile OggiTreviso titola così:
“ASINELLO MORTO, LAC E OIPA: “LIBERATE SUBITO GLI ASINI RASAERBA”

Provincia ed Anpa dicono si sia trattato di un parto prematuro. Muraro sta pensando ad azioni legali contro Lac ed Oipa. Gli asini rasaerba voluti dall’allora presidente della Provincia Luca Zaia versano in condizioni degradate. Lo denunciano le associazioni animaliste. Secondo quanto fanno sapere, qualche giorno fa un piccolo asinello è stato ritrovato morto.

“La Provincia blocchi subito questo insensato e crudele progetto”. Gridano a gran voce Zanoni (Lac) e Canzian (Oipa) augurandosi che “ i cavalli razza Piave di Muraro non facciano la stessa fine degli asinelli di Zaia”.

Come e quando nasce il progetto degli asinelli resaerba? Nel 2004 Zaia fece acquistare alla Fiera di Santa Lucia di Piave sei asini affinché venissero impiegati, come soluzione ecocompatibile, nel progetto pilota di pascolo sulle scarpate della tangenziale di Postioma, in comune di Paese come “macchine rasaerba” al posto delle vetture più costose e inquinanti.

“Oggi, dopo

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Mercoledì 27 aprile “Rifiuti Zero: zero inceneritori, zero discariche”

 

Mercoledì 27 aprile “Rifiuti Zero: zero inceneritori, zero discariche” a Montemaggiore al Metauro

Mercoledì 27 aprile alle ore 21.00, a Montemaggiore al Metauro, nel teatro comunale, si svolgerà l’incontro “Rifiuti Zero: zero inceneritori, zero discariche” con Paul Connet, ideatore della strategia “Rifiuti Zero”, professore emerito di Chimica generale, Chimica dell’ambiente e Tossicologia presso la St. Laurence University di New York e Rossano Ercolini, referente nazionale della Rete Italiana Rifiuti Zero.

Il prof. Connet spiegherà in cosa consiste la strategia da lui ideata, quali sono i passi per ottenere una società con produzione di rifiuti nulla, quindi scongiurare nuove discariche e la costruzione di inceneritori riducendo moltissimo l’inquinamento. Ma si discuterà anche del ruolo dei cittadini.

Rossano Ercolini presenterà come viene applicata la strategia “Rifiuti zero” in Italia, cosa è stato fatto e cosa è ancora necessario fare, soffermandosi sulle realtà virtuose come il Comune di Capannori e sul lavoro dell’Osservatorio Rifiuti Zero.

“Rifiuti Zero: zero inceneritori, zero discariche”

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Con un poco di zucchero l’H unico va giù?

La decisione, già assunta da tempo da chi ci “amministra” anche se hanno provato a farci credere di che così non è, di costruire un ospedale unico cementificando una nuova area, per un  costo iniziale di 130 milioni di euro, avrebbe dovuto scardinare la domanda se non sia meglio, visti anche gli scellerati tagli alla spesa pubblica, investire nell’aumento della qualità delle strutture esistenti.

E invece, i cittadini, alle prese con un servizio sanitario scadente, tempi di attesa inaccettabili, indegni di un paese civile, disparità di trattamento tra chi richiede visite a carico del servizio sanitario e chi ha la possibilità di avvalersi dei medesimi servizi in libera professione, “pellegrinaggi” sempre più frequenti verso quella professionalità sanitarie che, a differenza delle Marche, l’Emilia Romagna ha saputo mantenere e costruire … quelle domande se le pongono.
Per la Regione Marche e molti nostri enti locali la Sanità è diventata una industria, ed i soldi ottenuti dal Ministero, prima

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Pergola: bloccata la Cava del Bifolco

NUOVO SPLENDIDO RISULTATO DEI COMITATI IN RETE :

Nella seduta del 1 marzo il Consiglio di Stato ha sospeso gli effetti dell’atto emesso dalla Provincia di Pesaro –Urbino per l’apertura della cava del Bifolco di Pergola.
E’ un nuovo successo dell’esperienza, della capacità di mobilitazione e delle conoscenze tecniche e giuridiche del Coordinamento dei Comitati di difesa delle valli del Metauro, Cesano e Candigliano, che ha sostenuto il locale comitato contro la cava del Bifolco e il gruppo “Squola”.

Ricordiamo brevemente i fatti: quando nell’estate 2008 si tenne la prima assemblea a Bellisio Solfare tutte le forze politiche pergolesi di maggioranza e opposizione , a cominciare dall’ex Sindaco Borri, ritenevano persa ogni possibilità di fermare la cava; persino gli “ ambientalisti” ufficiali recitarono il “de profundis”. Ripartendo dalla informazione e dalla tutela dei diritti dei cittadini coinvolti , abbiamo raggiunto questo importante risultato. Sappiamo bene che la vicenda non è ancora del tutto conclusa , infatti si prospetta

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Le promesse di Spacca non valgono niente!

 

La parola e gli impegni di Spacca non contano niente! La Regione riapre la procedura.

La telenovela del’inceneritore di biomasse di Schieppe arricchisce di un nuovo episodio.

Con decreto Nr. 7/EFR DEL 21/02/2011, il dirigente regionale Luciano Calvarese ha ANNULLATO “il decre-to regionale n. 8/EFR_11 emanato il 12/02/2010 con il quale veniva dichiarata non accoglibile…. l’istanza presentata da Wafer Zoo s.r.l. il 13.06.2005, per l’autorizzazione, ai sensi dell’art. 12 del D.Lgs. 387/03, alla modifica dell’impianto di essiccazione esistente, mediante l’inserimento di una caldaia alimentata a biomasse vegetali, della potenza superiore a 5 MW termici, per la produzione di energia elettrica”.

Sconfitti al TAR Marche, incapaci di fare l’unica cosa seria, ovvero di rispettare le norme ed i diritti dei cittadini concludendo con un NO definitivo la questione, i burocrati della Regione Marche continuano a sprecare il loro tempo, lautamente remunerato con risorse pubbliche, per mantenere aperte e per resuscitare le procedure a favore di

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Pear Marche ed i politici delle due staffe.

“Il Pear va rivisto, secondo gli uffici tecnici della Regione non porta a coprire il fabbisogno energetico delle Marche”, questo secondo la stampa locale il succo delle recenti manovre pro ripensamento del Piano energetico, cui plaudono soprattutto i paladini dei rigassificatori i quali però, lamentano alcuni consiglieri di maggioranza, mancano sia di chiarimenti strategici a livello nazionale sia si chiarezza dell’Api (l’Azienda petrolifera) sui danni all’ecosistema. … e pensare che sono ormai anni che ne parlano!
A prescindere dal fatto che probabilmente il consigliere regionale Latini, dell’Api (la Alleanza per l’Italia) , nel suo invocare due ditte che dovrebbero “proporre” subito due impianti per un totale di 1200 Megawatt elettrici dovrebbe riferirsi al deficit “elettrico” marchigiano e non a quello “energetico” che include anche il combustibile … i conti non tornano affatto.
Dove sta il guaio di questo nuovo richiamo alla produzione intensiva di energia elettrica tramite gli ecomostri?
Proprio nel fatto che i dati smentiscono innanzitutto la

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